Adottare delle politiche che tutelino l’Ambiente e con un occhio di criterio sulle risorse. In poche parole questi sarebbero gli obiettivi generali delle politiche ambientali.
A partire dal 1° gennaio 1970 entrò in vigore negli USA il NEPA (National Enviromental Policy Act), sostanzialmente la prima legge organica con indirizzo politico che riguardasse l’ambiente. Si rese necessario che quest’ultimo concetto cominciasse ad assumere un’importanza anche economica in quanto ci si doveva assumere la responsabilità di salvaguardare l’ambiente per le generazioni future.” Si può dire che il NEPA aprì la strada alle future politiche ambientali.
Ci volle un decennio pieno per vedere anche l’UE impegnata sullo stesso fronte. Infatti, nel luglio del ’72, si tenne il vertice di Parigi che pose a confronto diversi capi di Stato della CEE. Lì si stabilì che all’espansione economica e al miglioramento della qualità di vita, andassero affiancate norme di tutela ambientale. A partire dall’anno seguente, vennero stilati nero su bianco due programmi riferiti ai modi e agli strumenti che contrastare l’inquinamento e tutelare aria, acqua e terra.
I primi due programmi di durata quadriennale (dal 1973 al 1981) cercarono di mettere mano alle differenze ambientali legislative dei Paesi membri. Nel terzo programma (1982-1986) vennero adottate una serie di Direttive. Una delle più importanti (Direttiva 85/337/CEE) fu quella che regolamentasse l’impatto ambientale dei progetti pubblici e privati, così che ogni inizio di attività non arrecasse danni all’ambiente.
Nel 1987 si attuò la riforma più importante in UE: il cosiddetto Atto Unico Europeo nel cui programma fu previsto uno spazio espressamente dedicato all’ambiente.
Nel febbraio 1992 a Maastricht venne introdotto il “principio di precauzione” come principio fondamentale delle politiche ambientali europee. Ma uno dei più significativi ed importanti incontri internazionali fu il cosiddetto Earth Summit (che riprenderemo più avanti), il vertice di Rio de Janeiro (3-14 giugno 1992, Brasile) . In quell’occasione vennero concordate strategie ambiziose, una vera sfida che doveva avere come punto di forza la cooperazione mondiale per rendere fattibili i programmi di sostenibilità ambientali.
Vertice di Rio; Earth Summit
Un’altra importante convenzione che merita di essere menzionata è il cosiddetto Protocollo di Nagoya, (Giappone). Entrato in vigore nel 2014, regolamenta l’accesso alle risorse genetiche e una giusta ed equa ripartizione dei benefici sul loro utilizzo. L’esigenza nacque non solo per la tutela della biodiversità, ma sull’utilizzo che ne viene fatta e per contrastare la biopirateria nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Vengono messi in evidenza quei punti fondamentali che stabiliscono la sovranità degli Stati sulle proprie risorse naturali: “spetta ai governi e alle legislazioni nazionali regolarne l’accesso”. Ciò è particolarmente innovativo, poiché si oppone alla tesi che fino ad allora qualificava queste risorse come “patrimonio comune dell’umanità”, non appartenenti a nessun Stato e quindi liberamente disponibili.