Alla semplice domanda che cos’è un essere vivente, non corrisponde un’altrettanta semplice risposta. Da un punto di vista strettamente scientifico dire che è vivo indicando un organismo vivente non ha alcun senso, troppo riduttivo, per cui dobbiamo specificare ciò che rende vivo un essere vivente. Quali caratteristiche lo rendono tale, rispetto a un qualsiasi oggetto inanimato?
Innanzitutto stabiliamo che un essere vivente è formato da materia organizzata, ha un proprio metabolismo, è in grado di riprodursi ed evolve. Un qualsiasi organismo (tranne i virus sui quali la Comunità Scientifica Internazionale ancora è incerta se definirli tra i viventi oppure no) oggi preso in esame è formato, nella sua interezza, da strutture organizzate. Le più piccole fra queste in grado di funzionare in maniera tendenzialmente autonoma sono le cellule. L’insieme delle cellule forma i tessuti, a sua volta determinano gli organi, che forma gli apparati e in seguito i sistemi e cosi via. Strutture organizzate appunto. Noi, ad esempio, abbiamo centinaia di miliardi di cellule che, incessantemente, funzionano quasi senza lamentarsi, (senza uno sciopero di protesta, senza riunioni condominiali, fino a che morte non ci separi). Il metabolismo rappresenta tutta quella serie di reazioni biochimiche che consente al nostro essere vivente di rimanere struttura organizzata, attraverso la respirazione, l’assunzione di cibo, oppure come nel caso dei vegetali, con la fotosintesi. In tal modo, l’essere vivente può far funzionare le proprie strutture organizzate interne, mantenere l’aspetto esteriore in modo relativamente costante per un certo tempo. Ciò permette di vedere come un organismo sia in grado di rigenerarsi, con una “manutenzione costante” rispetto ad un oggetto inanimato. L’identità di un organismo risiede in una delle sue caratteristiche basilari: la riproduzione. Che cosa glielo permette?
Semplice, il patrimonio genetico. Mentre un corpo inanimato rimane tale sempre in quanto morto, un essere vivente rimane tale grazie ad una incessante attività del suo patrimonio genetico. Alcuni batteri ci impiegano una manciata di minuti, alcuni mammiferi anche due anni, ma dagli organismi più semplici ai più complessi, sempre c’è riproduzione. Se ciò non avvenisse in maniera costante, una specie rischierebbe l’estinzione. E infine un essere vivente evolve. Il nostro amico patrimonio genetico viene trasmesso di generazione in generazione, non identico al genitore,ma con qualche piccola variante, qualche trasformazione , che i biologi chiamano mutazioni. Noi riceviamo metà patrimonio da papà e metà da mamma, però variazioni a carico del nostro DNA avvengono quasi sempre anche se la stragrande maggioranza di tali mutazioni non hanno effetti vistosi. Eppure ciò è sufficiente per rilevare variazione genetica. Il nostro essere vivente, dunque evolve.