Qualche anno fa, entrai in dibattito con l’adepto di una setta religiosa e rivoltagli la domanda: “Che cosa ne pensa dell’evoluzionismo di Darwin?” mi fu risposto che essendo “solamente” una teoria, non vi sarebbero prove a sostegno! Come se fosse un volo di fantasia. Si dà per scontato, ad esempio, che congettura e ipotesi abbiano lo stesso significato, oppure che un concetto essendo teorico non abbia valore pratico.
Vediamo di fare un po’ di luce sui concetti. Le congetture sono affermazioni basate su indizi incompleti che difficilmente potranno essere sottoposte a verifica. Finché queste affermazioni rimarranno pure speculazioni senza sperimentarne la solidità, non saranno valide scientificamente. Quando invece le asserzioni sono legate fra loro da relazioni e si reggono in maniera solida grazie a rigorosi dati ottenuti con le verifiche, ma sempre dimostrabili o confutabili sperimentalmente, allora si parlerà di ipotesi. Per confermarne la validità, dovrà essere sottoposta ad accertamenti. Qualunque ipotesi non in grado di reggersi una volta sottoposta a ripetute verifiche, è da considerarsi scientificamente non valida. Se l’ipotesi in questione verrà confermata, gli studiosi potranno, dati alla mano, cercare di costruire una teoria scientifica, cioè una o più ipotesi ben sorrette fra loro e verificabili sperimentalmente. Se i dati sperimentali confermeranno le previsioni teoriche, la teoria scientifica sarà valida. Il fatto che una teoria possa resistere a decenni di verifiche e convalide non significa che sia migliore di un’altra; si parlerà di princìpi cioè teorie le cui leggi sono state scientificamente dimostrate, ad esempio i princìpi dell’elettromagnetismo, della termodinamica, della Fisica newtoniana o quella di Einstein, ecc. E anche se il tempo ne confermerà la validità, è solamente perché non si hanno ancora ipotesi più attendibili per confutarla. Dunque una teoria è valida, fino a prova contraria.
A tal proposito molto interessante è la visione dell’epistemologia o filosofia della Scienza. Questo versante della Filosofia assume una visione critica nei confronti della Scienza, sulla questione del metodo scientifico, della validità dei giudizi e sul concetto di conoscenza scientifica.
Una figura di rilievo in tal senso fu, nel XX secolo, l’epistemologo Karl Popper. Per il filosofo, alla base della conoscenza scientifica non ci sono le osservazioni, bensì i problemi che daranno seguito a ipotesi e a teorie. E’ il problema che stimola l’osservazione e non viceversa. E dalla risoluzione si ha conoscenza scientifica. Popper definì l’importanza di stabilire un criterio di demarcazione per distinguere ciò che è scientifico da ciò che non lo è: il principio di falsificabilità. Siccome non esistono ipotesi o teorie inconfutabili, che promuovono verità assolute, ma per natura sono fallibili, il compito degli studiosi non sarebbe confermarne la validità, bensì poterle smentire, confutarle. Una teoria scientifica può irrobustirsi al seguito di un enorme numero di conferme, ma basterà una sola smentita per far crollare tutta l’impalcatura teorica. Una teoria che non si riesce a smentire non è scientifica.
L'epistemologo Karl Popper
Un esempio lo si ha con la teoria della gravitazione universale di Newton. Questa fornì (e le fornisce tuttora) tante spiegazioni sulle leggi che governano il comportamento dei corpi intorno a noi, ma quando questi sono prossimi alla velocità della luce, le leggi che governano la meccanica newtoniana decadono e non sono più valide scientificamente. In questo caso la teoria della relatività di Einstein offrì spiegazioni più accurate sui sistemi fisici. E anche questa teoria è da considerarsi provvisoria in quanto ulteriori studi in futuro potrebbero confermare ipotesi più meticolose. Questo vale per tutte le discipline scientifiche.