Se vi dicessi che qualche milione di anni fa buona parte del Monferrato era sommerso da acque marine poco profonde e limpidissime e che il clima era di tipo subtropicale, ci credereste? Per capire, immaginiamo di compiere un balzo indietro nel tempo, almeno virtualmente, di almeno di 35 milioni di anni. In quell’epoca geologica detta Oligocene, la catena montuosa più grande d’Europa, le Alpi si era già sollevata per le enormi spinte verticali dovute alla tettonica a placche. Le dinamiche di questi movimenti provocarono la chiusura di un bacino marino molto antico, il bacino Ligure-Piemontese, con forze che spingevano la placca africana verso quella europea (forze che continuano ancora oggi).
Poi circa 10 milioni di anni dopo, nel Miocene, lo stretto di Gibilterra si chiude e il mar Mediterraneo attraversò un forte periodo di siccità che condusse ad un prosciugamento notevole e la formazione di immensi depositi di salgemma e di gessi (le famose saline siciliane ne sono un esempio).Sempre nel Miocene (circa 5 ml di anni fa), nel Mediterraneo confluì nuovamente l’acqua e quella che oggi è la Pianura Padana venne quasi del tutto sommersa dal mare lasciando emersi piccoli lembi di terra ,le Langhe ed il Monferrato .I due territori rimangono separati dal bacino Astigiano.
In poco tempo, le condizioni climatiche ed ambientali favorevoli trasformano il territorio in una sorta di lussureggiante “foresta pluviale monferrina”in cui prosperarono straordinarie concentrazioni di barriere madreporiche, coralli, ostriche e vongole giganti, molluschi, ricci di mare e tanto altro ancora, tutti organismi subtropicali che popolarono ancora per qualche milione di anni Oggi queste straordinarie bellezze riaffiorano da parte di scavi di studiosi, lavori di cave, sotto le spoglie di resti fossili ben conservati, testimoni muti ma veritieri di un passato.